giovedì 6 gennaio 2011

La caccia alle streghe.

La credenza che certi uomini e donne posseggano poteri malefici con i quali sono in grado di danneggiare gli altri ha probabilmente una dimensione universale è non c’è da sorprendersi se la ritroviamo diffusa anche nei secoli medievali. Secondo l’immagini più comune del Medioevo vi è , d’altra parte, un nesso molto stretto fra i “secoli bui” e il fenomeno della “caccia alle streghe” , con tutto il suo seguito di processi mostruosi, di pratica della tortura e delle innumerevoli vittime bruciate sui roghi.
L’esame spassionato dei fatti deve invece portare a modificare questa immagine. Fino all’ XI e al XII secolo gli ecclesiastici considerarono le dicerie sulla stregoneria una superstizione popolare. Nel XIII e nel XIV secolo la chiesa ebbe da preoccuparsi più degli eretici ( contro i quali fu costruito dal 1231 l’apparato giudiziario dell’Inquisizione) delle streghe. Il manuale scritto dall’inquisitore francese Bernard Gui (1261-1331) per aiutare i giudici ecclesiastici nelle loro inchieste si occupa di catari, valdesi e altre sette ereticali e dedica solo poche pagine a “ maghi, indovini e invocatori di demoni”.
La stregoneria “moderna”, quella che condusse alla caccia alle streghe nell’Europa dei secoli XV-XVII, è il risultato della fusione di due elementi ben distinti: la credenza popolare e la Dottrina sostenuta dalla metà del Trecento da alcuni teologi, cioè il patto stipulato dalle streghe con il diavolo per trasferire su di lui l’adorazione dovuta a Dio, i voli notturni, il sabba, i rapporti sessuali con satana. Dopo che il papa Innocenzo VII ebbe fatta sua questa dottrina con la bolla Summis desiderantes affectibus del 1484, un ulteriore svolta si ebbe nel 1487. In quell’anno i due domenicani tedeschi, Heinrich Institor e Jakob Sprenger fornirono agli inquisitori che si occupavano di stregoneria un manuale intitolato Malleus maleficarum (il martello delle streghe). Nel mondo cattolico i processi contro gli accusati di stregoneria passarono sotto la competenza nel tribunale dell’inquisizione.
Per spiegare l’ossessione per la stregoneria si è spesso fatto notare la sua concordanza cronologica con le maggiori tensioni prodotte dalla Riforma protestante, sfociate poi nelle guerre di religione. Non è invece possibile attribuire ai rigori della Controriforma più tosto che al fanatismo delle chiese riformate il clima che scatenò la caccia alle streghe: nell’area tedesca non ci furono grandi differenze quanto a zelo persecutorio fra stati cattolici e stati protestanti e lo stesso emerge se si mette a confronto la Francia con l’Inghilterra e la Scozia. Uno dei più celebri processi per stregoneria fu celebrato a Salem, in America, nella calvinista colonia inglese del Massachusetts. Nessuno,invece, fu aperto a Roma e più tosto rari furono i roghi accesi per le streghe in Spagna.
Quanto al numero delle vittime, le cifre che furono riferite un tempo dagli storici (un milione e più) sono del tutto fantasiose ma le condanne a morte dovettero contarsi certamente nell’ordine delle decine di migliaia.



Quando la stregoneria era una superstizione pagana
Fra il V e l’XI secolo gli elenchi di peccati e relative penitenze noti con il nome di “penitenziali”ci informano su pratiche e credenze popolari che la chiesa sentiva come particolarmente estranee alla fede cristiana. Gli autori dei penitenziali non distinguevano bene fra gli elementi del paganesimo classico (Giove,Diana) e quelli del paganesimo contadino o germanico (culti degli alberi,dei boschi, delle fonti),tutti ricondotti a manifestazione diaboliche. Ma da quando la vera religione aveva trionfato con Gesù , queste false divinità manifestavano la loro importanza di fronte all’ordine naturale predisposto da Dio. Nei “penitenziali” sono frequenti i riferimenti ai malefici e alle pratiche magiche, ma tutti questi fenomeni sono considerati non come fondati su fatti reali, ma solo come una manifestazione delle superstizioni popolari e come un residuo di paganesimo che la chiesa doveva finire di distruggere. Il peccato,colpito con penitenze più o meno pesanti,non stava nel fatto di esercitare poteri magici o stregoneschi, ma nel credere in simili poteri e nel partecipare a cerimonie pagane che restavano comunque del tutto inefficaci. Ripartiamo più sotto alcuni estratti dal “penitenziale” del vescovo di Worms Bucardo (m.1025), l’ultimo esempio di documento di questo genere,redatto verso il 1010.
“Hai prestato fede o partecipato alle pratiche superstiziose di quelle donne che si vantano d’avere poteri magici tali da modificare lo stato d’animo della gente,ossia di tramutare l’odio in amore e l’amore in Dio, oppure di mandare in malora, con i loro sortilegi,i beni di qualcuno o di farli sparire? Se vi hai prestato fede o partecipato, farai penitenza per un anno nei giorni stabiliti.
Hai forse creduto anche tu all’esistenza di una donna che la superstizione popolare chiama “strega”? Di notte, a sentire quanto vanno dicendo alcune indemoniate che sono sospinte a fare altrettanto,questa donna,con frequenze periodiche,in compagnia di una caterva di demoni trasformati in donne,cavalca alcune bestie ,tanto da essere annoverata tra la schiera degli stessi demoni. Se l’hai creduto,farai un anno di penitenza nei giorni stabiliti […].
Il demonio è certamente di assumere aspetti e sembianze umane, tanto da fare balenare in sogno alla mente di un suo prigioniero felicità e sciagure o addirittura persone sconosciute […]. Ma chi e tanto sprovveduto e sciocco da ritenere realizzabili nella realtà tutte le fantasie che provengono dalla nostra immaginazione?[…] Se hai creduto a tutte queste superstizione,due anni di penitenza nei giorni stabiliti.”
da A pane e acqua.Il penitenziale di Burcardo di Worms,a c.di G.Picasso,G.Piana , G.Motta,
Europina,Novara 1986,pp.83-84 e 86-87.





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