giovedì 9 giugno 2011

PARI OPPORTUNITA’, ISTRUZIONE E LAVORO, a cura della Prof.ssa TURI Edy

Tra il XIX e il XX  secolo – una nuova presa di coscienza



Durante il XX secolo la condizione della donna ha conosciuto importanti mutamenti che hanno influito profondamente sull’organizzazione della famiglia e della società.

Sappiamo che la donna ha sempre ricoperto un ruolo centrale nella famiglia ed ha contribuito con il proprio lavoro al benessere domestico ed allo sviluppo economico della comunità.

Nel XIX secolo la donna viveva in una condizione di inferiorità rispetto all’uomo. L’autonomia della donna era molto limitata, soprattutto al di fuori della fami

Un esempio significativo della discriminazione tra uomo e donna riguardava il percorso scolastico,soprattutto nelle classi più povere, erano precocemente avviate al lavoro nei campi e alla cura della casa. Nella borghesia la condizione della donna era apparentemente migliore,nonostante la sua cultura non godeva delle stesse opportunità offerte ai ragazzi dello stesso ceto sociale. L’unico ruolo entro il quale poteva trovare spazi ed autonomia era quello di moglie e di madre e a tale compito veniva preparata sin dall’infanzia. Per le donne della borghesia che si trovavano nella necessità di sostenere la famiglia era rappresentato dall’insegnamento un’attività poco pagata e spesso assai difficile. Proprio da queste donne, più colte e più consapevoli della condizione di disparità partì la rivendicazione degli stessi diritti di cui godevano gli uomini ed in particolare richiedevano di essere ammesse al voto. L’estensione del  voto alle donne animò le prime lotte femministe. La lotta fu dura e in alcuni momenti violenta, ma all’inizio del secolo le donne    ottennero il diritto al voto amministrativo e politico in molti Paesi. Le donne inglesi lo ottennero nel 1918, mentre per l’Italia si dovette aspettare fino al 1946. I movimenti  femministi raggiunsero un importante obiettivo: diffusero tra le donne la consapevolezza della propria condizione di inferiorità, quindi, il desiderio di ottenere la parità di diritti con l’uomo.Il ruolo della donna nella società e nel mondo del lavoro conobbe un’importante valorizzazione durante la prima guerra mondiale,1915-1918: l’impegno degli uomini nelle imprese belliche costrinse le donne a ricoprire i posti di lavoro fino ad allora destinati agli uomini. L’ avvento del regime fascista non favorì il processo di emancipazione della donna, anzi   esaltò il modello femminile tradizionale legato alla cura della casa e della famiglia. L’impegno nel lavoro esterno fu ostacolato con vari provvedimenti. Una legge nel 1928, stabilì che in tutti gli impieghi sia pubblici che privati, il personale femminile non dovesse superare il 10  dei posti disponibili e prescriveva il licenziamento delle eventuali lavoratrici. Lo scoppio della seconda guerra mondiale, fece precipitare la società italiana in una situazione di emergenza e le donne furono  chiamate a sostituire gli uomini al fronte. Un ruolo importante fu ricoperto dalla donna anche alla lotta alla resistenza contro l’occupazione tedesca. Il problema della ricostruzione del paese, coinvolse tutta la popolazione, le donne che negli anni del conflitto avevano collaborato attivamente in ogni settore entrarono nel mondo del lavoro. L’istruzione femminile migliorò anche nelle classi più povere. Si assistette ad un sempre più ampio accesso delle donne all’istruzione superiore ed universitaria, che permise alle donne di ricoprire ruoli più qualificati e gratificanti. La stagione della contestazione,che si apri’ nel 1968, e si prolungò negli anni ’70 vide il formarsi di nuovi movimenti femministi che esprimevano la propria protesta contro le discriminazioni che continuavano a collocare la donna in una posizione di inferiorità. I temi più dibattuti erano quelli del divorzio, dell’aborto e dell’uguaglianza di diritti fra marito e moglie.



                 NUOVE DONNE PER UNA NUOVA FAMIGLIA

Le conquiste degli anni ’40 hanno mutato profondamente la società e la donna ha trovato nuovi spazi di valorizzazione e di promozione che nel corso dei decenni successivi l’hanno portata a competere con l’uomo in molti settori,ai più alti livelli di dirigenza nel pubblico, nel privato e nella vita politica, anche se ancora oggi le donne sono in numero inferiore. La parificazione professionale e l’impegno lavorativo le ha allontanate dalla cura della famiglia che è frequentemente demandate a persone o enti esterni. La mancanza di una costante presenza femminile ha favorito la frammentazione della famiglia, provocando numerose sofferenze e problemi nei bambini e nei ragazzi. Per questo motivo le nuove richieste presentate dal mondo femminile riguardano il riconoscimento di una uguaglianza nella diversità cioè un trattamento che non si limiti ad offrire alla donna le   stesse opportunità degli uomini, ma alla specificità femminile.

L’inserimento della donna nel mondo del lavoro ha dato una spinta propulsiva alla nascita delle comunità. Dagli anni ’70 in poi le comunità educative,asilo nido e scuola dell’infanzia,e le comunità assistenziali riabilitative, case di riposo, comunità per disabili, sono state un valido aiuto per la donna lavoratrice. Queste fasce sociali più deboli hanno un costante bisogno d’assistenza e delle quali si sempre occupata la donna che pur sacrificandosi con rassegnazione e dedizione, quasi mai le è stato riconosciuto il suo oneroso impegno sociale. Le comunità hanno ampiamente contribuito al recupero della dignità della donna, dandole la possibilità di poter scegliere cosa fare nella vita.








giovedì 6 gennaio 2011

PRIDE & PREJUDICE: CRITICAL OPINIONS.

fOne of the world's most popular novels, Jane Austen's Pride and Prejudice has delighted readers since its publication with the story of the witty Elizabeth Bennet and her relationship with the aristocrat Fitzwilliam Darcy. Similiar to Austen's other works, Pride and Prejudice is a humorous portrayal of the social atmosphere of late eighteenth- and early nineteenth-century England, and it is principally concerned with courtship rituals of the English gentry. The novel is much more than a comedic love story, however; through Austen's subtle and ironic style, it addresses economic, political, feminist, sociological, and philosophical themes, inspiring a great deal of diverse critical commentary on the meaning of the work.



Plot and Major Characters
Pride and Prejudice focuses on Elizabeth Bennet, an intelligent young woman with romantic and individualistic ideals, and her relationship with Mr. Darcy, a wealthy gentleman of very high social status. At the outset of the novel, Elizabeth's loud and dim-witted mother, her foolish younger sisters, and her beautiful older sister Jane are very excited because a wealthy gentleman, Mr. Bingley, is moving to their neighborhood. The young women are concerned about finding husbands because if Elizabeth's father, a humorous and ironical man, were to die, the estate would be left to their pompous cousin Mr. Collins. Mr. Bingley soon becomes attached to Jane while Elizabeth grows to dislike his close friend Mr. Darcy, whom the village finds elitist and ill-tempered. Under the influence of his sisters and Mr. Darcy, Mr. Bingley eventually moves away to London. Mr. Collins, an irritating clergyman, then proposes to his cousin Elizabeth, who refuses him. He marries her friend Charlotte instead, and Elizabeth visits the couple at their estate, where she and Mr. Darcy meet again at the house of his aunt, also Mr. Collin's patroness, Lady Catherine de Bourgh. Mr. Darcy proposes to Elizabeth but she refuses him, partly based on her belief that he dissuaded Mr. Bingley from pursuing a relationship with Jane. In a letter to Elizabeth, Mr. Darcy explains his actions regarding Jane and Mr. Bingley, as well as the way in which he has treated his estranged childhood companion, Mr. Wickham. The next time Elizabeth sees Mr. Darcy, at his estate, she is better disposed toward him, but they are interrupted by a scandal involving Elizabeth's sister Lydia, who has eloped with Mr. Wickham. Mr. Bennet and his brother-in-law Mr. Gardiner attempt to resolve the situation, but it is actually Mr. Darcy who resolves the situation by paying Mr. Wickham and convincing him to marry Lydia. Mr. Bingley then returns to his estate in the Bennets' neighborhood and soon becomes engaged to Jane. Afterward, despite Lady Catherine's attempt to prevent the engagement, Elizabeth marries Mr. Darcy.
Major Themes
Austen's novel is principally concerned with the social fabric of late eighteenth- and early nineteenth-century England, a patriarchal society in which men held the economic and social power. In an often satirical portrait of the men and women attempting to gain a livelihood, Austen subtly and ironically points out faults in the system, raising questions about the values of English society and the power structure of the country. Pride and Prejudice contains many elements of social realism, and it focuses on the merging of the bourgeoisie and the aristocracy during the era of the Napoleonic wars and at the beginning of the industrial revolution. The novel is also engaged in an ideological debate that drives its plot and defines the essence of its main character. Interested in the balance between pragmatism, or the necessity of securing a marriage, and idealism, particularly Elizabeth's romanticism and individualism, Austen dramatizes her heroine's struggle to find a place within the conservative social institution of marriage. The precise nature of this balance is not necessarily clear, and despite what seems to be a happy marriage, it may not be entirely possible to reconcile Elizabeth's independence and naturalness with Mr. Darcy's conservatism and conventionality. Nevertheless, the novel seems to work toward an ideological balance and an alteration in the fundamental aspects of these characters that will lead to a reconciliation of the themes that they represent.



Critical Reception
Probably Austen's most widely read novel, Pride and Prejudice, which has been continuously in print since its publication in 1813, has been the subject of volumes of diverse critical reactions. Evaluations of this work have included condemnatory dismissals such as that of Mark Twain, measured praises of Austen's sophistication and wit, and plaudits for the novel as the author's masterpiece. Many early critics focused on the social realism of the novel, commenting on the depth, or lack of depth, of Austen's characters. Criticism of the novel from the nineteenth century through the early twentieth century also tended to regard Austen as a moralist, discussing the value system that Pride and Prejudice establishes. Critics from the 1920s through the 1950s focused on Austen's characteristic themes and stylistic devices, as well as discussing her choice of subject matter and the moral and ideological journey that Elizabeth undertakes throughout the course of the novel. During the 1960s and 1970s, commentators offered contextual criticism that evaluated Pride and Prejudice within the literary and social world in which Austen wrote. It was also during this period that new directions in criticism of the novel began to be explored. Since the late 1960s, for example, critics have approached Austen's novel from a variety of linguistic standpoints, such as Mikhail Bakhtin's theory of dialogism, as well as analyzing the work in terms of postmodern theory and applying new developments in psychology to the text. There has also been increased attention given to the political subtext of the novel, suggesting new ways of interpreting its relationship to the historical context of the late eighteenth and early nineteenth centuries. In the later decades of the twentieth century and into the early years of the twenty-first century, the most prominent trends in criticism of Pride and Prejudice have derived from the perspectives of literary feminism, including analysis of the novel's view of female oppression, its portrayal of the patriarchal society of the time, and its treatment of the possibility, fantasy, and reality of female power. Feminist critics such as Judith Lowder Newton have envisioned the novel as a triumphant fantasy of female autonomy, while Jean Ferguson Carr warns that Austen's exclusion of Mrs. Bennet from the social world reveals a persistent subjugation of women throughout the novel. In addition to strictly feminist readings of Pride and Prejudice, many essays not associated with this school of social and literary thought either incorporate or challenge various feminist claims in relation to Austen's work.
u pubblicato per la prima volta nel 1813 ed è l'ultima stesura di un

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

La trama

Il racconto si sviluppa intorno alle vicende della famiglia Bennet, composta
dai genitori e dalle loro cinque figlie: Jane, Elizabeth (per gli amici Lizzy),
Mary, Catherine (detta anche Kitty) e Lydia. Quando Charles Bingley,
uno scapolo molto ricco, va ad abitare vicino a Longbourn, dove risiede
la famiglia, Mrs. Bennet vede nell’uomo un possibile marito per una delle
sue ragazze; lo stesso Bingley mostra subito interesse per la bella Jane, ma
sia gli atteggiamenti sgradevoli di Mrs. Bennet, sia le pressioni della sua
famiglia, così come l’influenza dell’amico Darcy che, per orgoglio di classe,
poco apprezza le cinque sorelle, inducono Bingley ad andarsene. Quando le
situazioni sembrano volte al peggio, ecco delle evoluzioni inaspettate: Darcy
ha modo di ricredersi e si innamora di Elizabeth, la più intelligente e acuta
delle sorelle, la quale però lo respinge. Dopo alterne vicende Darcy riuscirà
a conquistare la ragazza e con un intervento risolutore renderà possibile
anche il fidanzamento di Bingley e Jane.

JANE AUSTEN

BIOGRAPHY

Jane Austen (1775-1817), English author wrote numerous influential works contributing to the Western literary canon including Pride and Prejudice (1813) which starts; Austen had rejected suitor Harris Bigg Wither at the last minute and never ended up marrying, but still she expresses a keen grasp of the traditional female role and the ensuing hopes and heartbreaks with her memorable protagonists including Emma Woodhouse, Fanny Price, Catherine Morland, Anne Elliot, and Elizabeth Bennett of Pride and Prejudice. Writing in the romantic vein, Austen was also a realist and has been lauded for her form and structure of plot and intensely detailed characters who struggle with the issues of class-consciousness versus individualism: self-respecting men were supposed to become lawyers or join the church or military, and respectable women married to improve their station in life.
Jane had started writing at an early age and her family were highly supportive, though as was done at the time her works were published anonymously. Her combination of irony, humour, and sophisticated observations of the societal and cultural machinations between the classes epitomise the often absurd problems of inheritance, courtship, morals, and marriage in Regency England. Modestly successful during her life, her works have gone on to inspire adaptations to the stage and film and have endured the test of time even into the 21st century.
Born on 16 December, 1775 Jane Austen was the daughter of Cassandra (née Leigh) (1739–1827) and the reverend George Austen (1731–1805). The Austens were a very close-knit family; Jane had six brothers and one sister, Cassandra, who would later draw a famous portrait of Jane. They lived in the village of Steventon in Hampshire county, England, where George was rector. Young Jane was tutored at hJane was inseparable from her older sister Cassandra. They sang and danced and attended balls together. When George retired around 1801, he moved his family to Bath where he died in 1805. Adjusting to the ensuing financial difficulties, Jane, Cassandra and their mother then moved to Southampton for a time before settling in a cottage on the estate of Edward Austen in the village of Chawton, Hampshire in 1809, which is now a museum. Austen had missed Steventon life and now returning to the Hampshire countryside she wrote in earnest, revising and writing new works including Sense and Sensibility (1811), Pride and Prejudice (1813), Mansfield Park (1814), and Emma (1815).
Possibly suffering from Addington’s disease, Jane Austen died on 18 July, 1817. She lies buried in the north aisle of the nave in Winchester Cathedral in Winchester, England

Suffragismo.

NATIONAL WOMAN SUFFRAGE ASSOCIATION
(Nwsa, Associazione nazionale femminile per il suffragio). Organizzazione politica femminile statunitense. Fu fondata nel 1869 da Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony. Nel 1916 il riconoscimento del diritto di voto ai neri ma non alle donne provocò una divisione interna al movimento suffragista che si era battuto per la causa dell'abolizionismo. Da essa nacquero due organizzazioni: la più conservatrice American Woman Suffrage Association, guidata da Lucy Stone e Julia Howe, che decise di appoggiare l'emendamento, e la più radicale che mantenne il nome di Nwsa e ruppe i legami con gli abolizionisti, dai quali si sentiva tradita. Quest'ultima ammise soltanto donne e fece del suffragio femminile l'obiettivo di un più vasto programma per la parità di diritti in ogni campo. Le due organizzazioni si unirono nella National American Woman Suffrage Association (Nawsa) nel 1980.

Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony

Elizabeth Cady Stanton (14 novembre 1815 – 26 ottobre 1902) è stata una attivista statunitense, impegnata come abolizionista e figura guida dei primi movimenti femministi per l'emancipazione della donna e per l'affermazione dei suoi diritti.
La sua Dichiarazione dei sentimenti (o dei diritti e dei sentimenti), ispirata per solennità di forma alla Dichiarazione di indipendenza americana, fu presentata alla Convenzione di Seneca Falls del 1848, la prima degli Stati Uniti, tenutasi nell'omonimo villaggio nei pressi di New York. Quel documento è spesso ritenuto come l'atto fondativo del primo movimento suffragista e di emancipazione femminile degli Stati Uniti.

I DIRITTI DELLE DONNE.

Al fine di conquistare alla donna il diritto di disporre liberamente del proprio corpo:
1. l'informazione sui mezzi anticoncezionali anche nelle scuole e la distribuzione gratuita a tutti senza discriminazione alcuna dei contraccettivi;
[…]
B - Al fine di combattere condizionamenti psicologici e modelli di comportamento:
3. un' azione nella scuola di ogni ordine e grado tesa ad eliminare i programmi differenziati tra i sessi e qualsiasi programmazione culturale[…] che si fondi sulla divisione delle funzioni tra i sessi;
4. la contestazione di miti istituzionali che presentano un'immagine deumanizzata o "specializzata" della donna ( mamma, moglie, amante, angelo del focolare").
C - Al fine di eliminare lo sfruttamento economico sulla donna e perché essa possa raggiungere attraverso il lavoro non domestico la propria autonomia economica e psicologica:
5. la socializzazione di quei servizi che oggi gravano prevalentemente sulla donna sotto forma del cosiddetto "lavoro domestico";
6. la creazione di asili-nido pubblicamente finanziati, socialmente gestiti e culturalmente improntati ad una visione antiautoritaria.
Adattamento da I movimenti femministi in Italia, a cura di R. Spagnoletti, Savelli, Roma 1976, p. 80
Documento del Movimento di liberazione della donna

LA CONDIZIONE DELLA DONNA

Nel 1966 venne pubblicato in Gran Bretagna il testo "La condizione della donna" di Julet Mitchell; questo libro, tradotto poi in italiano e  pubblicato da  Einaudi nel 1972 ebbe grande influenza sui movimenti femministi italiani.
 " [...] In tutte le società dove sono sorti movimenti di liberazione femminile si riscontrano analoghe condizioni per le donne e analoghe discriminazioni contro di loro. La somiglianza fra le varie posizioni femminili è importante per lo sviluppo del movimento in questi paesi e spesso anzi ne costituisce il presupposto. Si tratta sempre infatti di paesi industriali giacché nelle zone rurali e agricole il Movimento di Liberazione non si è sviluppato: in Italia, per esempio, è presente soprattutto nelle città del Nord. […]
Tutti i paesi in cui operano gruppi del Women’s liberation Movement sono caratterizzati dalle medesime aree di discriminazione che viene esercitata anche pressappoco allo stesso livello. Dappertutto le donne costituiscono poco più di un terzo della forza lavoro (la cifra americana del 42% è la punta più alta). I loro salari (comunque la loro massima percentuale è impiegata in lavori non qualificati) vanno da circa la metà a circa tre quarti di quelli maschili equivalenti. […]
Le ragazze formano da meno di un quarto a più di un terzo del corpo studentesco universitario. […] Anche se hanno quasi sempre la possibilità di finire le scuole altrettanto ben qualificate dei ragazzi, le loro opportunità di istruzione superiore, di tirocinio professionale (apprendistato) e di studio a metà tempo (riduzione dell’orario di lavoro) sono di circa la metà rispetto a quelle maschili. Non dimentichiamo che in quasi tutti questi paesi da circa un secolo a questa parte è conclamata una politica di parità e di facilitazioni educative per tutti.
La discriminazione legale si maschera da legislazione “protettiva”. Tutti i paesi operano qualche proibizione legale sul tipo, l’orario e il luogo di lavoro di donne e minori che in apparenza salvaguarda gli interessi delle donne sposate esigendo che esse siano mantenute durante e dopo il matrimonio. Ma di solito i loro guadagni sono considerati una parte delle entrate del marito al quale, nella sua qualità teorica di capofamiglia, è affidata anche la custodia legale dei figli. Tutte queste leggi sono una conseguenza della presupposta dipendenza della donna dall’uomo e in effetti valgono a crearla e a rafforzarla. […]"
da Juliet Mitchell, La condizione della donna, Einaudi, 1972