Tra il XIX e il XX secolo – una nuova presa di coscienza
Durante il XX secolo la condizione della donna ha conosciuto importanti mutamenti che hanno influito profondamente sull’organizzazione della famiglia e della società.
Sappiamo che la donna ha sempre ricoperto un ruolo centrale nella famiglia ed ha contribuito con il proprio lavoro al benessere domestico ed allo sviluppo economico della comunità.
Nel XIX secolo la donna viveva in una condizione di inferiorità rispetto all’uomo. L’autonomia della donna era molto limitata, soprattutto al di fuori della fami
Un esempio significativo della discriminazione tra uomo e donna riguardava il percorso scolastico,soprattutto nelle classi più povere, erano precocemente avviate al lavoro nei campi e alla cura della casa. Nella borghesia la condizione della donna era apparentemente migliore,nonostante la sua cultura non godeva delle stesse opportunità offerte ai ragazzi dello stesso ceto sociale. L’unico ruolo entro il quale poteva trovare spazi ed autonomia era quello di moglie e di madre e a tale compito veniva preparata sin dall’infanzia. Per le donne della borghesia che si trovavano nella necessità di sostenere la famiglia era rappresentato dall’insegnamento un’attività poco pagata e spesso assai difficile. Proprio da queste donne, più colte e più consapevoli della condizione di disparità partì la rivendicazione degli stessi diritti di cui godevano gli uomini ed in particolare richiedevano di essere ammesse al voto. L’estensione del voto alle donne animò le prime lotte femministe. La lotta fu dura e in alcuni momenti violenta, ma all’inizio del secolo le donne ottennero il diritto al voto amministrativo e politico in molti Paesi. Le donne inglesi lo ottennero nel 1918, mentre per l’Italia si dovette aspettare fino al 1946. I movimenti femministi raggiunsero un importante obiettivo: diffusero tra le donne la consapevolezza della propria condizione di inferiorità, quindi, il desiderio di ottenere la parità di diritti con l’uomo.Il ruolo della donna nella società e nel mondo del lavoro conobbe un’importante valorizzazione durante la prima guerra mondiale,1915-1918: l’impegno degli uomini nelle imprese belliche costrinse le donne a ricoprire i posti di lavoro fino ad allora destinati agli uomini. L’ avvento del regime fascista non favorì il processo di emancipazione della donna, anzi esaltò il modello femminile tradizionale legato alla cura della casa e della famiglia. L’impegno nel lavoro esterno fu ostacolato con vari provvedimenti. Una legge nel 1928, stabilì che in tutti gli impieghi sia pubblici che privati, il personale femminile non dovesse superare il 10 dei posti disponibili e prescriveva il licenziamento delle eventuali lavoratrici. Lo scoppio della seconda guerra mondiale, fece precipitare la società italiana in una situazione di emergenza e le donne furono chiamate a sostituire gli uomini al fronte. Un ruolo importante fu ricoperto dalla donna anche alla lotta alla resistenza contro l’occupazione tedesca. Il problema della ricostruzione del paese, coinvolse tutta la popolazione, le donne che negli anni del conflitto avevano collaborato attivamente in ogni settore entrarono nel mondo del lavoro. L’istruzione femminile migliorò anche nelle classi più povere. Si assistette ad un sempre più ampio accesso delle donne all’istruzione superiore ed universitaria, che permise alle donne di ricoprire ruoli più qualificati e gratificanti. La stagione della contestazione,che si apri’ nel 1968, e si prolungò negli anni ’70 vide il formarsi di nuovi movimenti femministi che esprimevano la propria protesta contro le discriminazioni che continuavano a collocare la donna in una posizione di inferiorità. I temi più dibattuti erano quelli del divorzio, dell’aborto e dell’uguaglianza di diritti fra marito e moglie.
NUOVE DONNE PER UNA NUOVA FAMIGLIA
Le conquiste degli anni ’40 hanno mutato profondamente la società e la donna ha trovato nuovi spazi di valorizzazione e di promozione che nel corso dei decenni successivi l’hanno portata a competere con l’uomo in molti settori,ai più alti livelli di dirigenza nel pubblico, nel privato e nella vita politica, anche se ancora oggi le donne sono in numero inferiore. La parificazione professionale e l’impegno lavorativo le ha allontanate dalla cura della famiglia che è frequentemente demandate a persone o enti esterni. La mancanza di una costante presenza femminile ha favorito la frammentazione della famiglia, provocando numerose sofferenze e problemi nei bambini e nei ragazzi. Per questo motivo le nuove richieste presentate dal mondo femminile riguardano il riconoscimento di una uguaglianza nella diversità cioè un trattamento che non si limiti ad offrire alla donna le stesse opportunità degli uomini, ma alla specificità femminile.
L’inserimento della donna nel mondo del lavoro ha dato una spinta propulsiva alla nascita delle comunità. Dagli anni ’70 in poi le comunità educative,asilo nido e scuola dell’infanzia,e le comunità assistenziali riabilitative, case di riposo, comunità per disabili, sono state un valido aiuto per la donna lavoratrice. Queste fasce sociali più deboli hanno un costante bisogno d’assistenza e delle quali si sempre occupata la donna che pur sacrificandosi con rassegnazione e dedizione, quasi mai le è stato riconosciuto il suo oneroso impegno sociale. Le comunità hanno ampiamente contribuito al recupero della dignità della donna, dandole la possibilità di poter scegliere cosa fare nella vita.